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05 Feb 2016

Il capitano della DinamoLab Claudio Spanu racconta la sua storia, esempio di determinazione e forza di volontà.

Quando si parla di basket in carrozzina spesso si pensa solo alla competizione, ai numeri, alle rivalità. Questo perché lo sport ha il potere di annullare le diversità e focalizzare tutto sul gioco e l’energia che gli attori portano in campo. Ma questi attori portano con sé storie, emozioni, racconti. Frame di una vita che a un certo punto ha avuto una svolta, un cambiamento, un giro di sliding doors che ha cambiato per sempre il destino dei suoi protagonisti.

È la storia di Claudio Spanu, punti 1 classe 1988, capitano della DinamoLab Banco di Sardegna che dal 2004 è in sedia a rotelle. “Ho sempre amato le moto ed è stata proprio una banale scivolata in sella alla mia Aprilia RS 125 che mi sono fatto male. All’inizio non riuscivo a capire, pensavo che le gambe mi si fossero semplicemente addormentate. In ospedale mi hanno diagnosticato una paraplegia completa, ovvero lesione al midollo spinale”. Una vita che cambia radicalmente in un battito di ciglia: “Ho avuto l’incidente il 3 ottobre e la mia prima uscita in carrozzina è stata la vigilia di Natale dello stesso anno, ero di pessimo umore, per la prima volta mi relazionavo al mondo su una carrozzina. Avevo la sensazione che tutti mi guardassero, volevo tornare in ospedale e non uscire più”. Per fortuna esistono i genitori: “Mio padre non si perse d’animo e mi disse che avrebbe fatto in modo che tutti ci guardassero per davvero. Iniziò a cantare a squarciagola ‘O sooooleeee mioooo’ e in quel momento effettivamente tutti iniziarono a guardarci, io capii che fino a poco prima nessuno mi stava osservando”. Come sempre gli eventi traumatici costringono le persone a tirare fuori risorse che non pensavano di avere: “Dopo l’incidente ho avuto un momento di profondo sconforto, ma è successa una cosa particolare: ho vissuto malissimo il fatto di non essere autonomo soprattutto il primo mese dall’incidente. Da quel momento si è acceso qualcosa dentro di me e ho deciso che dovevo diventare autonomo a tutti i costi. Ho scoperto una forza, una determinazione, che non pensavo di avere. I miei genitori sono stati fondamentali, mi hanno aiutato moltissimo”. Poi, il colpo di fulmine con il basket in carrozzina: “Ho conosciuto Salvatore Cherchi che giocava già ad alti livelli e oggi è il mio coach. Mi ha avvicinato lui al basket e lo sport mi ha aiutato moltissimo, non solo perché ho conosciuto tante persone che vivevano la mia stessa condizione ma mi ha permesso di affrontare le difficoltà logistiche di tutti i giorni”.

Uno sport che secondo Claudio non ha eguali: “Chi ama la pallacanestro non può non amare il basket in carrozzina, c’è una fisicità che è immensa, vedere le scintille da una carrozzina all’altra è incredibile”. E attraverso lo sport Claudio, che è considerato uno dei migliori punti 1 in Italia, qualche soddisfazione se l’è tolta: “Ho vinto una Supercoppa Italiana ed è stata un’emozione enorme _racconta_ anche se la soddisfazione più grande è stata giocarmi un posto per Londra 2012 con la Nazionale. Ora il mio sogno nel cassetto è giocare un’Olimpiade con gli Azzurri”. Sogno che potrebbe diventare realtà visto che il nuovo coach azzurro Carlo di Giusto l’ha convocato proprio per questo week end con la Nazionale per l’All Star Game e intende inserirlo nella rosa a disposizione.

Ai sogni in azzurro si affiancano quelli in biancoblu: “Ho sposato con entusiasmo il progetto DinamoLab, un progetto unico in Italia che affilia basket in piedi al basket in carrozzina. Siamo partiti dalla serie B e lo scorso anno abbiamo conquistato la promozione imbattuti. Quest’anno stiamo disputando un campionato difficile, nel quale speriamo di poter dire la nostra una volta conquistata la salvezza”.

La storia di Claudio è un monito per tutte quelle persone che vivono un momento di difficoltà o si trovano a combattere con le avversità che la vita ci pone davanti. Non importa quello che ti accade, importa il modo in cui decidi di affrontarlo: e Claudio affronta tutto con il sorriso sulle labbra, un sorriso e un’energia contagiosi che fanno vedere il mondo sotto una prospettiva diversa. Come quel folletto su una lumaca che il numero 7 biancoblu ha tatuato sulla schiena: non importa che tu sia in sella a una moto, una carrozzina o una lumaca. L’importante è andare avanti per la tua strada con energia e convinzione. 

Sassari, 05 febbraio 2016

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna