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05 Nov 2015

Storie di vita e di sport, aspirazioni e sogni che si realizzano. Gli studenti della scuola media Latte Dolce-Agro si mettono in gioco con One Team, il progetto di responsabilità sociale promosso dalla Euroleague Basketball e realizzato da Dinamo e Fondazione Dinamo

Il percorso è cominciato, i protagonisti sono i ragazzi delle terze classi della scuola media numero 10 e due tirocinanti dell’Istituto tecnico per le Attività sociali, tutti in campo per con i giganti della Dinamo per un'esperienza di confronto e condivisione che mette al centro la pallacanestro come mezzo per l’integrazione delle comunità e per trasmettere abilità per la vita. Partendo dalle parole chiave su cui sviluppare la riflessione
E il primo incontro non poteva che affrontare il tema della "conoscenza": insieme con i One Team ambassador Meo Sacchetti e Jack Devecchi, il One Team coach Paolo Citrini e il centro Jarvis Varnado, i giovni studenti, che si sono presentati raccontando di sé. E le testimonianze e le esperienze dei campioni della Dinamo.  “Quando ero piccolo, ero sempre il migliore della mia squadra poiché ero il più alto _ ha raccontato Jarvis Varnado _ Col tempo le cose sono cambiate e non bastava più essere il più alto per essere il più bravo. Nei primi anni della scuola superiore ho iniziato a non essere più il migliore  _ ha proseguito il centro biancoblu _ e dopo un allenamento, il mio coach mi ha fermato e mi ha chiesto ‘Vuoi continuare a giocare per diventare un giocatore professionista o solo per divertimento?’. Lì ho capito che ci dovevo mettere dell’altro e quello è stato il momento in cui ho preso una decisione e fissato il mio obiettivo. Lavorando sodo e facendo sacrifici, ho ottenuto risultati importanti come il record delle schiacciate in NCAA o la vittoria del titolo NBA. Sono la persona che sono oggi proprio grazie a quel passaggio della mia vita, che in quel momento non è stato facile affrontare ma che è stato determinante".
Un concetto, quello espresso da Varnado, condiviso appieno anche da coach Meo Sacchetti - che ha sottolineato l'importanza di avere un obiettivo, un sogno nella vita -  così come dal capitano Jack Devecchi, che ha parlato dell'importanza del sacrificio per raggiungere i propri obiettivi, raccontando la sua esperienza personale e la soddisfazione di vivere oggi quello che è sempre stato il suo sogno.
Dalla conoscenza alla “motivazione” per la seconda sessione: i ragazzi hanno conosciuto il loro One Team coach, Massimo Bisin, responsabile tecnico del settore giovanile della Dinamo Sassari, accompagnato dai giganti Joe Alexander e Denis Marconato. A rompere il ghiaccio, la studentessa Chiara: “Per me la motivazione è la spinta che permette di lavorare per raggiungere gli  obiettivi”, ha detto aprendo il momento di riflessione condivisa.  “I coach possono insegnarti la tecnica _ ha sottolineato Massimo Bisin _ ma la spinta motivazionale bisogna scoprirla dentro di sé”. Un confronto che ha messo sul tavolo passioni e sogni diversi, le aspirazioni di chi vorrebbe partecipare alle Olimpiadi di tiro con l'arco e quelle di chi vorrebbe avere la possibilità di completare il proprio percorso di formazione con la laurea.
Per i ragazzi, su questo tema, le testimonianze di Denis Marconato e Joe Alexander, due campioni di nazionalità, cultura e formazione differenti ma accomunati dal percorso di impegno dalla e volontà per raggiungere il loro obiettivo, oltre che dalla passione per la pallacanestro. “Ho iniziato a giocare a 14 anni e non sapevo nulla di pallacanestro, neppure cosa fosse la NBA _ ha raccontato Denis Marconato _ Venticinque anni fa per i ragazzi della vostra età c'erano meno distrazioni, rispetto ad ora, tra computer e cellulari. Ogni giorno, se gli altri si allenavano per due ore, io stavo in palestra per tre, a lavorare sui fondamentali. E quando d'estate gli impianti erano chiusi, mi inventavo qualcosa a casa, un canestro improvvisato con una sedia. Pian piano ho iniziato ad appassionarmi e lavorando duro sono arrivato a essere chi sono oggi. Se lo si vuole e si trova la forte spinta in se stessi, nulla è impossibile”.
Esempio che diventa modello di impegno anche quello del racconto di vita di Joe Alexander: “Neanche io ero particolarmente bravo da ragazzino ma il mio obiettivo era quello di diventare il migliore _ ha detto ai ragazzi _  e per questo mi allenavo almeno un'ora in più rispetto ai miei compagni. Penso che una cosa fondamentale sia la creatività, il cercare sempre qualcosa di diverso, escogitare nuovi giochi e nuove strategie, non solo sul campo ma anche fuori. Per me una grande sfida creativa era trovare posti in cui potersi allenare o compagni che si volessero allenare con me. Tutto può aiutare nell'essere creativi, nell'inventare il tuo stile e alimentare il tuo sogno”.
E proprio il tema emerso dalle parole di Joe Alexander, con il confronto sulla parola chiave “creatività”, sarà al centro della prossima sessione di One Team, mercoledì 11 novembre.


Sassari 05 novembre 2015
Ufficio Stampa
Dinamo Banco di Sardegna