
“Sogno di poter vincere tanto con questa maglia da sempre tatuata sul mio corpo”
La cover story dell'ultimo numero di Dinamomania dedicata a Marco Spissu
“Questo era il mio sogno da bambino”. Lo ripete sempre Marco quando nelle interviste racconta la sua storia e a pensarci bene gli aneddoti di questa favola moderna della pallacanestro italiana non sono pochi: Marco che parte in trasferta per tifare la squadra insieme a zia Giovanna, Marco che pensa al basket e non segue le lezioni di italiano a scuola, Marco che pulisce il parquet durante le partite dei giganti e ammira il talento puro di Travis Diener, quel Marco di anni ne aveva appena quindici.
Marco lavora sodo, si allena con la prima squadra, esordisce in serie A nella sua Sassari a sedici anni, poi parte giovanissimo per farsi le ossa nei campionati italiani. Bari, Casalpusterlengo, Reggio Calabria, Tortona, Bologna, sembra passata una vita se si guarda il suo percorso cestistico e invece è successo tutto in pochi anni. Inizialmente non è stato facile ma MiniSpì non si è mai abbattuto, ha lavorato duramente, e dopo tanto girovagare il piccolo di casa è cresciuto fino a diventare uno dei migliori playmaker in circolazione, Gianmarco Pozzecco dixit. Oggi Marco Spissu, a ventiquattro anni, vive il suo momento d’oro nella sua Sassari, leader di una Dinamo Banco di Sardegna da secondo posto che ha appena battuto la capolista Virtus Bologna, quella Virtus che lo ha adottato nella sua ultima stagione fuori dall’Isola.
Bologna è stato sicuramente uno dei capitoli più belli della tua carriera
“E’ vero, ho dei ricordi bellissimi da giocatore della Virtus, ogni volta che sento la parola Virtus o Bologna mi batte il cuore. È stata per me un’annata speciale, sono rimasto solamente un anno ma è come se avessi vissuto lì per cinque anni. La città respira basket e quella stagione siamo riusciti a riportare le Vu nere dove meritano di stare, sono contento di aver contribuito mettendo il mio mattoncino nella storia bianconera”.
Da semplice tifoso a leader in campo, cosa ricordi di quelle trasferte al seguito della squadra?
“Ricordo solo che quando ero piccolo una volta dissi di essere ammalato per non andare a giocare una partita, invece dovevo solo partire per vedere la Dinamo a Reggio Emilia. Il giorno dopo pubblicarono sui social una foto di me con sciarpa al collo e braccia alzate... Ho preso una bella sgridata ma poi è finita lì”.
Qual è la cosa che ti piace di più di questa Dinamo?
“Stiamo bene insieme, si respira entusiasmo, se continuiamo a giocare di squadra possiamo toglierci grandi soddisfazioni”.
Cosa sogni per te e per questa piazza?
“Un entusiasmo come quello che c’era nel finale della scorsa stagione, la gente non vedeva l’ora di venire al palazzetto perché si divertiva. Quest’anno siamo sulla strada giusta… Sogno di poter vincere tanto con questa maglia, da sempre tatuata sul mio corpo”.
Si può e si deve sognare anche se non si è più bambini, a ventiquattro come a sessant’anni, Spissu e la Sardegna a spicchi hanno le idee ben chiare.
Sassari, 24 dicembre 2019
Ufficio Comunicazione
Dinamo Banco di Sardegna