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19 Feb 2014

faddaAlla scoperta dei «piccoli giganti» del Settore Giovanile della Dinamo Banco di Sardegna: palla al capitano dell'Under 19 Alessandro Fadda, play/guardia sassarese classe 1995

Come e a che età  hai iniziato a giocare a pallacanestro?

«La prima volta che ho toccato un pallone da basket è stato nella palestra di via Oriani, all'età  di 5 anni. Così, pur venendo da una famiglia di calciatori, mi sono avvicinato alla pallacanestro.  Una volta finito il mio percorso minibasket sono arrivato alla Dinamo che ancora oggi rappresenta il mio presente».

Seguivi la Dinamo da tifoso prima di entrare a far parte del Settore Giovanile biancoblu?

«Già  da quando avevo 6 anni frequentavo il palazzetto di piazzale Segni con mio padre ha sempre seguito la Dinamo. Mi sono goduto gli anni della B1 e i primi in A2 quando forse ero ancora troppo piccolo per apprezzare a fondo il gioco, La divisa era biancoverde e il palazzetto era riservato a pochi appassionati. Ho ancora vivo il ricordo della partita contro Osimo per la vittoria del campionato di B1, persa agli ultimi minuti tra la tristezza del pubblico. A quei tempi, il clima era diverso, e oggi riporta in me immagini ed emozioni forti».

C'è un giocatore della Dinamo o uno in generale cui ti ispiri o ti sei ispirato?

«Un giocatore che mi ha ispirato durante l'infanzia era Carrizo, e poi Emanuele Rotondo, che ho sempre ammirato, perché sardo e per l'incredibile talento. Oggi a 18 anni guardo il basket in modo diverso e oggi ha tutto un altro sapore, forse si comprende meglio. Devo ammettere che vedere giocare un talento come Travis Diener con i colori che caratterizzano la nostra società  non può che essere uno stimolo e lui non può che essere un modello per un'aspirante guardia-playmaker della mia età ».

Da capitano, come descriveresti la tua squadra? Che rapporto hai con i tuoi compagni?

«La mia squadra è la mia famiglia: io e i miei compagni siamo molto uniti sia dentro che fuori dal campo, nonostante le difficoltà  che possiamo incontrare. Sono convinto che se remeremo tutti dalla stessa parte potremo raggiungere grandi risultati. Come capitano ho un buonissimo rapporto con i miei compagni, fondato sul rispetto reciproco e sulla fiducia: non ci sono conflitti - tranne con Carboni, afferma ironicamente sorridendo - e questo non solo è positivo ma facilita anche il mio ruolo di capitano».

Quanto aiuta l'allenamento nella crescita di un cestistica?

«L'allenamento è fondamentale. E' incredibile quanto velocemente si possa migliorare sul campo partendo dagli allenamenti, per questo bisogna dare sempre il massimo ogni volta che si è in palestra e sfruttare ogni momento che si può per alzare l'asticella e provare a raggiungere obbiettivi sempre più alti. Mi ricordo quando ho iniziato a giocare, non posso che essere contento di tutte quelle ore sacrificate in palestra a lavorare».

A proposito di basket...hai un sogno nel cassetto?

«Il sogno nel cassetto, che penso coltivi ogni giocatore di pallacanestro, è quello di giocare in serie A, magari nella squadra con cui sono cresciuto, la Dinamo. Sin da piccolo ho visto americani, italiani e sardi giocare nella squadra della mia Città , nella mia squadra del cuore, e ho sempre sognato di poter giocare come loro, assieme a loro. Per questo ogni giorno si torna in palestra a giocare a basket e perfezionare tutto cioè che è perfezionabile nel proprio gioco».

 

Sassari, 19 febbraio 2014

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna